Intervista ad Antonio: “Lavorando con i droni metto assieme la mia passione per l’elettronica, e quella per l’agricoltura”
Ciao Antonio, potresti dirmi brevemente come nasce Agridroni e dove vi trovate?
Agridroni è nata innanzitutto dalla mia passione per l’agricoltura. A 14 anni ho iniziato a studiare agraria alle superiori e all’università ho continuato questo percorso di studi. In seguito però mi sono specializzato in un campo un po’ diverso, quello dei tappeti erbosi sportivi. È stato poi con l’avvento dei droni che ho iniziato a ripensare alle possibili applicazioni in ambito agricolo e all’agricoltura di precisione.
I droni sono nati principalmente per la fotografia, ma senza avere un know-how agricolo è difficile applicare certi strumenti all’agricoltura. L’università non prepara a questo, o almeno un tempo non si trattava l’agricoltura di precisione, ora qualcosa inizia a muoversi.
Già nel 2013, all’università ho proposto questa applicazione di droni all’agricoltura di precisione e da qui è nato un team dell’università (DiSAA) e del CREA, con cui abbiamo portato avanti la sperimentazione.
Così è nata Agridroni, affiancata alla mia attività che, come accennavo, è quella di manutenzione di tappeti erbosi sportivi.
In cosa consiste la vostra attività?
La nostra attività è nata appunto per l’agricoltura di precisione, grazie ai nostri sensori montati sul drone siamo in grado di acquisire immagini multispettrali con cui si determina il vigore vegetativo della coltura che si sta indagando. Queste mappe di vigore permettono di elaborare degli indici che riescono ad individuare le zone di maggior o minor attività fotosintetica della coltura e di conseguenza rilevare eventuali situazioni in cui la pianta non vegeta in modo ottimale.
In base a queste zone si creano poi delle mappe di prescrizione con cui si vanno a distribuire a rateo variabile i vari elementi: concimi, acqua, prodotti fitosanitari.
Stiamo facendo delle prove per individuare le zone dove ci sono più infestanti per poi applicare diserbi mirati.
Un’altra consistente parte della nostra attività è quella legata alla lotta biologica, principalmente contro la ben nota piralide del mais: un lepidottero che arreca danni sia quantitativi che qualitativi al mais. Per combatterla si utilizza un piccolo imenottero di 0.4mm, il Trichogramma brassicae che va a deporre il suo uovo all’interno delle uova della piralide devitalizzandole.
Grazie al drone, su ogni ettaro di coltura, andiamo a distribuire delle capsule biodegradabili di amido di mais entro le quali sono contenute le uova di circa duecento mila di questi parossitoidi. È tutto biologico.
In Europa la distribuzione di Trichogramma intorno al 1975 si faceva principalmente attraverso diffusori in cartone da apporre sulle piante, ma la quantità di manodopera necessaria ha frenato la sua diffusione. A partire dalla fine del secolo scorso, si è cominciato a fornire il Trichogramma confezionato in capsule di forma sferoidale il che ne ha permesso la distribuzione su larga scala con i mezzi aerei e, dal 2013 anche con i droni, facilitando così la diffusione di questa metodologia di lotta biologica.
Conoscere il ciclo biologico del parassitoide e dell’ospite è fondamentale per la riuscita del trattamento in quanto la finestra temporale utile per la distribuzione è limitata nel tempo. Bisogna andare ad intervenire quando in campo ci sono le ovature della piralide. Questa finestra temporale dura all’incirca una settimana e difficilmente si presenta ogni anno alla stessa data in quanto è in funzione del calore utile che si è accumulato nei mesi precedenti allo sfarfallamento della piralide di seconda generazione.
Per conoscere bene questo parassitoide sono necessari ricerca e studio continui. Attualmente con l’Università stiamo studiando i comportamenti del Trichogramma e di altri parassitoidi della piralide nei nostri areali.
Per tentare di migliorarci sempre, con costanza, è necessario sperimentare. Infatti nell’applicazione del trichogramma variamo ogni anno qualche parametro per vedere quali sono i risultati migliori. A noi non interessano i grandi numeri, per lo meno in un primo momento, ma ci interessa piuttosto creare terreno fertile per un’attività duratura.
Quali sono i vostri principali sistemi per l’agricoltura di precisione? Come funzionano?
Noi forniamo un servizio di acquisizione ed elaborazione di immagini multispettrali nelle bande del visibile e dell’infrarosso che ci permettono di valutare com’è il vigore vegetativo. Si elaborano quindi degli indici che determinano, per cercare di spiegarlo in maniera semplice, quanto la pianta sta lavorando per produrre energia. In base a questo è poi possibile elaborare mappe di prescrizione.
Come li commercializzate?
Le applicazioni di agricoltura di precisione sono ancora molto scarse perchè agricoltori e contoterzisti non sono molto preparati tecnicamente sulle distribuzioni a rateo variabile e spesso sono scettici sull’efficacia economica di queste applicazioni.
Attualmente stiamo interagendo con qualche ditta di lavorazione conto terzi, ma non vendiamo il servizio direttamente all’agricoltore perché solitamente non è ancora preparato per l’applicazione di queste tecnologie.
Per lo stesso motivo evitiamo di vendere il drone direttamente all’agricoltore che poi non saprebbe come utilizzarlo in modo efficace. Ricordiamo inoltre che per utilizzare il drone in ambito lavorativo, bisogna essere operatori riconosciuti da ENAC, serve un attestato di volo e bisogna avere un’assicurazione aeronautica, tutti costi che bisogna valutare con attenzione. Non è così semplice operare in ambito agricolo, perché serve un importante know-how. Se non si conosce cosa si va a trattare e come e quando farlo, i risultati non saranno mai ottimali.
Per quanto riguarda il prezzo, le tariffe vengono modulate in base alle dimensioni e all’ubicazione delle aziende agricole, in quanto i costi fissi, soprattutto per via delle lunghe trasferte, incidono in modo rilevante in questa attività.
Siamo ancora agli albori per quanto riguarda l’agricoltura di precisione, però le cose iniziano a muoversi.
Quali sono i valori e le motivazioni alla base della vostra attività? Cosa ti piace del tuo mestiere?
Mi è sempre piaciuto scoprire e fare cose nuove; mi piace sempre mettermi in gioco. Accetto con piacere le sfide. È questo il mio stimolo.
Lavorando con i droni coniugo la mia passione per l’elettronica, il volo e quella per l’agricoltura. Poter volare con il mio drone in libertà in mezzo alla campagna, è impagabile.
Quando ho visto che si iniziava a parlare di agricoltura di precisione e di droni, ho iniziato a costruire il mio primo piccolo drone, per imparare a metterci le mani, poi uno più grande, infine ho fatto costruire il telaio per le mie esigenze e ottimizzato la parte elettronica del mio trattore volante. Mi è sempre piaciuto il modellismo, sono un appassionato di elicotteri ma come hobby non avevo mai avuto il tempo per occuparmene. Abbinarlo invece al lavoro è stata la molla che mi ha fatto andare in questa direzione. Possiamo dire che è l’agricoltura che mi ha guidato ai droni e a studiarne le applicazioni nell’ambito.
Vorresti aggiungere qualcosa?
Ci terrei solo a ribadire che serve professionalità, non si nasce esperti di agricoltura di precisione.