Intervista a Massimo Di Terre Colte: con l’agricoltura si può e si deve fare qualcosa
Ciao Massimo, da dove nasce l’associazione Terre colte? Quanti siete e dove si basa la vostra attività (quali sono le differenti sedi operative)?
Nel 2014 eravamo, e siamo ancora, 3 coppie di amici con case in campagna e terra denutrita. È proprio a partire da queste terre che abbiamo pensato di mettere su l’attività degli orti condivisi. L’associazione nasce per mettere in rete. Le prime tre sedi operative nascono nei tre comuni limitrofi di San Sperate, Decimomannu e Assemini, a Cagliari. Attualmente abbiamo nuove sedi anche a Dolianova, e a Tramatza, vicino ad Oristano.

Le famiglie che coltivano le terre nelle nostre sedi sono circa una cinquantina e l’associazione Terre Colte conta circa 1200 soci.
Quali sono le principali attività dell’associazione?
L’attività principale è certamente la creazione di orti condivisi. Chi inizia a coltivare da noi riceve immediatamente un laboratorio di agricoltura naturale e le istruzioni per crearsi un impianto di irrigazione. Per quanto riguarda i laboratori, visto l’interesse, abbiamo scelto di aprirli anche agli altri soci che hanno interesse a coltivare un orto in proprio e possono utilizzarli ad esempio per formazioni molto basiche su come fare l’orto in casa o coltivare piantine in balcone.
A partire dai laboratori di agricoltura naturale poi ne sviluppiamo altri, ad esempio su come rendere più fertili i suoli (pratiche di rigenerazione) o preparare concimi utilizzando erbe spontanee di territorio. Facciamo ad esempio, un laboratorio per l’uso e la conservazione degli ortaggi, per sensibilizzare allo spreco ed educare alle differenti possibilità di utilizzo dell’eccedenza, arrivando addirittura fino ad insegnare la molitura del grano, la panificazione con le farine naturali e la preparazione del lievito madre.
I laboratori sono organizzati da noi direttamente, se tra soci abbiamo le competenze necessarie. In caso contrario, ci rivolgiamo a persone che possono darci queste nozioni, ma ci incarichiamo comunque della parte organizzativa.
Tra le altre attività, c’è sicuramente la salvaguardia dei terreni incolti, di cui ci occupiamo spesso e volentieri in collaborazione con i proprietari, oppure con i soci che hanno la possibilità di tenerci informati e di farci conoscere i progetti che vorrebbero implementare.
Questo ci permette di avere un maggior controllo, ma anche di creare occupazione, dando un reddito a chi non ne ha o ha necessità di incrementarlo.
Qual è il principio degli Orti Condivisi? Come funzionano?
Sono spazi all’interno delle nostre sedi operative. Chiunque ha interesse può fare richiesta di pezzi di terra da coltivare. In genere gli appezzamenti sono di 50m2, e vengono coltivati soprattutto per autoproduzione di prodotti di stagione. 50m2 è uno spazio interessante perché non spaventa come dimensione, ma al tempo stesso è sufficiente per una famiglia di 4 persone. Da qui il nostro motto “coltiva il tuo cibo”.

Con l’appezzamento, oltre all’istruzione teorico-pratica, forniamo tutte le attrezzature necessarie per poter coltivare e i nostri spazi sociali. Le famiglie infatti dispongono di terre in cui possono recarsi in ogni momento (prima o dopo la coltivazione) non necessariamente solo per il tempo in cui stanno coltivando o lavorando la terra. Questi luoghi diventano anche spazi di condivisione in cui le famiglie, con figli o senza figli, si incontrano.
In cambio l’impegno che chiediamo è:
- Tempo: 20 ore al mese di disponibilità. È una cosa che tranquillamente si può fare una volta a settimana nei weekend.
- Un contributo economico che non arriva ad un euro al giorno.
- Di non utilizzare nessun prodotto di sintesi
In cambio garantiamo la nostra presenza, perché noi siamo sempre lì e controlliamo i campi e i raccolti, avvisando subito i proprietari in caso di bisogno e costruendo con loro un rapporto diretto, basato sulla fiducia.
Quali sono gli altri vostri progetti attualmente in atto? O in programma per il prossimo futuro?
In questo periodo dell’anno l’Italia è una sagra continua, quindi anche noi partecipiamo spesso alle sagre di paese. Andiamo con il nostro gazebo, portiamo il nostro mulino sociale itinerante e facciamo dimostrazioni dal vivo di come si macina il grano e come si fanno le farine integrali.
Vorrei però parlarti piuttosto di una nuova attività che in questi giorni, nonostante il caldo, ci sta dando molte soddisfazioni personali: stiamo attualmente collaborando con una comunità di riabilitazione per detenuti tossicodipendenti. Abbiamo iniziato con una parte teorica sui benefici di coltivare la terra e di una sana alimentazione e ora stiamo creando, con una decina di loro, un orto sinergico, di cui poi loro saranno incaricati. L’orto è di circa 200 m2 ed ha la forma di un sole con otto raggi, è molto bello. Questa orto-terapia che sviluppiamo è abbastanza interessante e li aiuta a distrarsi dalla quotidianità.
Utilizziamo l’agricoltura, il coltivare, il piantare, la pazienza dell’attesa della crescita dei frutti del terreno, per consentirgli di imparare a dare un valore al tempo. Sai, la raccolta di un frutto esige l’apprendimento dei tempi di attesa per raccoglierlo, ma poi quel frutto può darti tanta soddisfazione e questo può avere un grande effetto terapeutico.
Un altro progetto che abbiamo l’onore di aver lanciato, e che sta prendendo molto piede, è un emporio sociale collaborativo. Abbiamo visto la possibilità di costituire un emporio come mezzo più immediato per mettere a contatto gli agricoltori con i consumatori diretti dei prodotti. L’emporio sarà sicuramente in città però noi come Associazione Terre Colte siamo grandi stimolatori del progetto. Vogliamo che questo nasca e ci stiamo lavorando attivamente come potete vedere sulla pagina facebook. Sarà ispirato alla Louve di Parigi e stiamo lavorando per aprirlo entro il 2019.
Per chi volesse partecipare, in che modo è possibile sostenere l’associazione e i vostri progetti?
L’opzione più classica è quella di iscriversi in qualità di socio ordinario versando una piccola quota di 6 euro all’anno.
Oppure stiamo chiedendo in questo periodo la devoluzione del 5×1000, da indicarsi nella dichiarazione dei redditi, da destinare alla nostra associazione (Associazione Terre Colte C.F. 92221900928).
Oppure ancora un’altra forma creativa, che non costa niente e che da qualche mese abbiamo adottato, consiste nella sostituzione del motore di ricerca solitamente adottato (es. Google, Bing ecc.) con il motore di ricerca lilo.org, creato in Francia. Come funziona? Ogni volta che si effettua una ricerca con questo motore, lui ci mette a disposizione una goccia simbolica. Quando l’utente arriva a guadagnare da lilo.org 50 gocce, può scegliere di destinarle ad uno dei progetti sociali che trova nell’elenco sulla pagina di lilo.org (come ad esempio quello di Terre Colte). Poi Lilo.org si occupa di riconoscere, per ogni mille gocce che le persone hanno destinato al progetto Terre colte, un euro (in denaro) all’associazione. È una formula creativa che abbiamo messo in piedi per ottenere offerte, in modo semplice, senza bisogno di donare denaro direttamente. In cinque mesi di programma siamo già a poco più di 300 euro accumulati, che saranno destinati al recupero delle terre abbandonate.
Laboratorio sociale di agricoltura partecipata. Come lo avete sviluppato? Di cosa si tratta?
Si tratta di insegnare, affiancare le persone alla produzione. Ad esempio, attraverso il nostro progetto “Farina del tuo sacco” siamo riusciti a dare all’agricoltore il valore aggiunto che mancava e al tempo stesso a permettere a chi ha fatto l’adozione, di ricevere esattamente il prodotto che aveva finanziato e di avere la sicurezza di conoscere la provenienza di tale prodotto.

In quanto associazione di promozione sociale e culturale, in che modo coniugate aspetto agricolo e sociale?
Il progetto in atto con la comunità di detenuti, di cui parlavo, è davvero un buon esempio in merito, perché non solo loro hanno l’occasione di apprendere che cos’è l’agricoltura e come funziona ma anche noi dal canto nostro possiamo contribuire alla loro re-integrazione una volta che usciranno dalla comunità, almeno questo è ciò che speriamo.
Come associazione, stiamo cercando di costruire progetti a loro dedicati, per quando usciranno dalla comunità. Chiaramente non è facile, ci siamo chiesti: riusciremo a costruire progetti affinché rimangano lontani da quei rischi in cui ricadrebbero una volta tornati nel loro habitat? Ci stiamo adoperando per dare una risposta affermativa a questa domanda.
Non esistono effettivamente programmi dopo-comunità, ci piacerebbe formarli in una cooperativa. Sarebbe bello potergli dare delle terre da coltivare e aiutarli a tenersi lontani da loro pericolo. Con l’agricoltura si può e si deve fare qualcosa, anche per queste situazioni.
In merito ad Agricoltura e cultura, abbiamo un altro esempio molto bello. Alcuni anni fa abbiamo organizzato qui da noi un festival artistico durato 3 giorni dove pittori, scultori, artigiani e musicisti hanno lavorato, esposto i loro progetti o proprio creato nuove opere, nelle nostre sedi operative. È stato bellissimo, in mezzo ad un orto potevi trovare il pittore che stava dipingeva un paesaggio o un poeta recitando le sue poesie, l’atmosfera era magica.
Quali sono i valori che più vi ispirano nella vostra attività? E gli aspetti positivi di questo lavoro?
I valori principali sono quelli della condivisione, della partecipazione, del trasmettere l’importanza di un ritorno alla terra che è sempre più attuale come argomento. Inoltre la terra può dare reddito.
Sicuramente come valori c’è quello dell’autoproduzione alimentare e dell’autoproduzione in genere che diventa anche momento di ricreazione, svago o antistress. “Stacchiamoci un attimo dal logorio della vita moderna”.
Riguardo te personalmente, hai sempre lavorato in questo ambito? Qual è il tuo percorso personale?
Non amo molto parlare di me, ma diciamo che lavoro dall’età di 24 anni in molti settori diversi. Sono stato oltre 20 anni all’esterno. Sino al 2012 non avevo mai toccato una pala o un rastrello in vita mia. Mi sono dovuto adattare da un giorno all’altro. Oggi ringrazio quel giorno perché, sia per me che per la mia famiglia, vivere in campagna è un piacere e, ad oggi, anche un bisogno al tempo stesso.
Qualche consiglio o qualche parola per concludere?
Dare consigli non fa parte di me, ma dalle mie banali esperienze posso dire che la vita è bella e va vissuta sempre anche quando si crede di aver raggiunto il fondo e se fai del bene disinteressato al tuo prossimo, puoi star tranquillo che poi quel bene ti ritorna.
Infine ricordo con piacere, per chi fosse interessato e volesse contattarci o saperne di più, tutte le nostre pagine social (terrecolte.org, facebook, twitter).