Intervista a Massimo Prandi di Cascina Motta: “Seguiamo tutto il processo produttivo direttamente, dal campo alla bottiglia”
Buongiorno Massimo, potresti raccontare in qualche parola qual è la storia di Cascina Motta?
Cascina Motta è il primo e unico birrificio artigianale italiano a coltivare direttamente tutte le materie prime (orzo, luppoli ed altri cereali) necessarie per la brassatura, trasformandole completamente in azienda, compresa la maltazione dell’orzo. Seguiamo, quindi, tutto il processo produttivo direttamente, dal campo alla bottiglia. Questo significa unire la storia cerealicola della nostra cascina storica, che affonda le sue radici fin dal Seicento, alla più moderna tecnologia di produzione artigianale.
Quali sono i vostri principali prodotti?
Produciamo tutte le materie prime connesse alla birra, quindi, orzo, frumento, segale, mais, luppolo, coriandolo che sono il cuore della nostra filiera aziendale dedicata alla birra. Ma non solo, come tutte le aziende agricole abbiamo la necessità di garantire le rotazioni colturali, quindi, nei nostri campi si alternano leguminose ed altre colture minori destinate al mercato o al sovescio.

Tutta la nostra azienda è condotta in regime di agricoltura biologica, quindi, anche la gestione degli aspetti agronomici deve tenere conto della salvaguardia della fertilità naturale del suolo, del contrasto naturale delle infestanti e dei parassiti, della prevenzione delle fitopatologie. Inoltre, abbiamo sviluppato una linea di farine da grani antichi destinate ad oggi al commercio B2B con l’intento di arrivare ad una vendita diretta al consumatore.
In che modo commercializzate le vostre birre?
La vendita avviene sia sul mercato nazionale, che estero. Prevalentemente ci affidiamo alla distribuzione, avvalendoci di importanti e strutturate aziende specializzate nel settore del beverage, in modo da garantire ai nostri prodotti il miglior trattamento dal punto di vista dello stoccaggio, del trasporto e del servizio al cliente. Inoltre, puntiamo ad una distribuzione capillare mediante i principali e-commerce dedicati alla birra ed anche mediante un e-shop direttamente gestito: qui i nostri clienti possono anche trovare alcune “chicche” vendute esclusivamente tramite il nostro portale.

Cosa contraddistingue la vostra birra contadina? Quali sono i suoi punti forti?
La birra contadina ha la caratteristica di essere prodotta interamente all’interno della medesima azienda: a differenza di quanto fanno gli altri birrifici artigianali, che in genere utilizzano malti industriali e luppoli che arrivano da ogni parte del globo, tutta la nostra produzione è locale, artigianale e direttamente condotta. Una peculiarità che rende la nostra birra contadina espressione del nostro legame con la natura, con il territorio e con una filosofia di economia circolare.
Inoltre, ogni lotto di produzione è associato ad uno specifico “Raccolto”, ovvero l’annata di produzione dei cereali e del luppolo: un concetto innovativo e rivoluzionario del contesto della birra artigianale. Le nostre bottiglie sono “vestite” con un’etichetta ecologica, realizzata con carta riciclata, aggiunta di scarti d’orzo che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero, impiegando 100% energia verde (idroelettrico).
Con quali tecniche di agricoltura vengono coltivate le materie prime e chi si occupa del processo di trasformazione?
La nostra azienda agricola ed il laboratorio di trasformazione sono certificati biologici, quindi, applichiamo tecniche di gestione colturale il più possibili rispettose dell’ambiente, della biodiversità e della tutela della natura, anche al di là di quelle che sono le semplici “regole” imposte dalla normativa.

Proprio per questo abbiamo scelto dei packaging riciclabili, l’uso di carta ecologica per le etichette, fonti di energia rinnovabili, ecc.
Personalmente in azienda mi occupo dell’aspetto strettamente imprenditoriale, dello sviluppo di processo ed in parte commerciale, in quanto prevalentemente sono un docente e consulente nel settore enologico e birrario. In azienda operano Marco Malaspina, che si occupa della coltivazione ed Alessandro Beltrame, che invece conduce il birrificio.
Riguardo il tuo percorso personale, hai da sempre lavorato al birrificio? Cosa ti appassiona maggiormente nel tuo lavoro?
Come anticipato, la mia professione di consulente e docente nel settore dell’enologia e dell’industria del beverage mi limita molto il tempo che posso passare in birrificio. La sfida che ho voluto lanciare con la mia idea imprenditoriale è stata quella di creare il primo birrificio italiano in grado di produrre direttamente tutto ciò che serve a produrre le proprie birre, così come avviene per le aziende vitivinicole.
Le sfide tecniche da affrontare sono ancora molte per ottimizzare il processo, aumentare la gamma di malti producibili e mettere a punto le tecniche di coltivazione del luppolo.
Qual è la mission di Cascina Motta?
Produrre Birra Contadina® non è solo il nostro marchio di fabbrica, o un marchio di qualità genuina, ma una scelta di vita, una consapevolezza etica, una filosofia produttiva. Un’opportunità, da vivere al costo della consapevolezza di limitazioni. In primo luogo, la Birra Contadina® a filiera interamente aziendale non può prescindere dalla variabilità della produzione. Ogni campo di cereale, ogni annata agraria, ogni ciclo di maltazione e ciascuna cotta presentano delle peculiarità che portano ad una costante variabilità del prodotto. Variabilità non tipica di molte produzioni artigianali, che si avvantaggiano dell’uso di materie prime di origine industriale, come i malti, o luppoli provenienti da diversi parti del globo, quindi acquistabili sempre ad immagine e somiglianza di quanto richiesto in ricetta.

C’è un messaggio che vorresti lasciare per terminare?
L’invito che faccio ai colleghi produttori di birra artigianale è di cercare di valorizzare il più possibile le materie prime locali, lo studio di ricette che davvero portino un riscontro oggettivo di italianità e di innovazione negli stili: solo così, penso, la birra italiana artigianale ed agricola si potrà affermare nel tempo, non solo come una moda, e potrà superare i confini nazionali.
Invito, inoltre, i consumatori a porre attenzione agli aspetti della reale italianità ed artigianalità, spesso sbandierate dai produttori in modo non così reale, al di là delle definizioni di legge, e soprattutto agli aspetti di ecosostenibilità dei processi produttivi, così importanti nel tempo attuale e futuro per la tutela dell’ambiente e della biodiversità che spesso sottovalutiamo.