Intervista ad Alessandro: Urban farming e configurazione personalizzata per ogni tipo di spazio
Ciao Alessandro, da dove nasce l’idea di Hexagro Urban farming?
L’idea iniziale nasce in realtà da un progetto di tesi svolto da Felipe, per la sua laurea triennale. Colombiano di origine, viveva allora in Costa Rica. Il suo iniziale progetto poi, stimolato dal contributo del nostro ingegnere meccatronico messicano e arricchito dallo spirito di scoperta e innovazione di noi tutti, è arrivato a costituire Hexagro.
La compagnia è nata definitivamente a dicembre 2016, inizio 2017. Da quel momento noi 4 fondatori, insieme ad altri collaboratori, abbiamo iniziato a lavorare a questa startup e a questo progetto.
Tutto è partito sicuramente delle problematiche, sempre più attuali, legate alle coltivazioni outdoor quali, ad esempio, la decrescita dei tassi di fertilità dei terreni o la possibilità di utilizzare l’acqua in maniera differente, minimizzando gli sprechi.
Oggi possiamo dire che l’Indoor farming rappresenta sicuramente una delle grandi invenzioni che si stanno sviluppando. Quello che noi facciamo di diverso rispetto ad altri, è fornire una formula che possa andare dal piccolo, finalizzato all’utilizzo di privati o consumatori singoli, fino a piattaforme che possono raggiungere dimensioni di impianto anche industriali, destinate a grandi spazi.

L’avvento di tutte queste tecnologie di urban farming rende oggi sempre più necessario fare i conti con i costi legati alle gestioni di una Vertical farm, in quanto non si tratta più di campi agricoli, ma quasi di laboratori. Ciò che noi cerchiamo di fare in merito a questo è intanto decentralizzare la produzione al fine di sfruttare qualunque spazio già esistente. Lavoriamo dunque sul tema del cosiddetto design biofilico: trasformiamo ogni spazio già esistente (uffici, hotel ecc.) in orti verticali, rendendolo in questo modo anche molto più sano e in grado di regalare un grado di benessere molto più elevato a chi ci lavora, soggiorna o vive.
Il nostro prodotto è completamente modulare, quindi può essere inserito ad esempio come installazione di piccole dimensioni, poi nell’arco del tempo essere trasformato in un prodotto più grande; può essere installato in verticale, piuttosto che a muro. L’idea è di avere ogni tipo di spazio con la sua configurazione personalizzata. Questa modularità ci permette di andare a coltivare qualsiasi pianta che può essere coltivata in aeroponica. Con le configurazioni future che stiamo progettando si potranno coltivare anche molte più specie diverse nello stesso spazio.
In cosa consiste la vostra attività?
Oggi lavoriamo quasi esclusivamente per il B2B, con il mondo del Green Real Estate. Lavoriamo con compagnie, fornendogli sia i nostri sistemi che un servizio di risorse e manutenzione. Il nostro obiettivo è quello di creare una sorta di network dove la gente può condividere ed utilizzare gli spazi che vuole, quando e come vuole, per coltivare ciò che vuole.
Quali sono i principali prodotti da voi offerti per le compagnie?
Come dicevo, il nostro primo obiettivo ad oggi è quello di sviluppare una rete di location B2B, per poter cominciare a far vedere in maniera effettiva cosa significa la potenza di un sistema decentralizzato a livello di produttività. Una delle questioni centrali che va a costituire per noi un punto di forza è quella del tagliare completamente la Supply Chain e tutti i problemi ad essa legati. Grazie ai nostri prodotti e strumenti infatti è possibile raccogliere solo quando se ne ha bisogno. Le piattaforme che stiamo cercando di sviluppare mirano a permettere la programmazione di domanda e offerta, in maniera tale da renderla più specifica e indirizzata e al tempo stesso, evitare lo spreco.
Vendete già i vostri prodotti? A chi sono indirizzati soprattutto?
Noi siamo basati tra Milano e Zurigo e attualmente abbiamo diversi partners come, tra altri, Accor Hotels qua a Milano. Abbiamo in atto diversi progetti, per uffici e il mondo dell’hospitality.
Quali sono i punti positivi del vostro Urban Farming?
Per quanto riguarda l’agronomia, noi lavoriamo con l’aeroponica, che risulta il 40% più performante dell’ idroponica tradizionale. Questa tecnica consuma il 98% in meno di acqua dell’agricoltura normale, in quanto non richiede un costante ricircolo d’acqua ma semplicemente una nebulizzazione. Molte volte ci sono nell’idroponica, problemi legati all’ossigenazione delle radici, mentre con l’aeroponica le radici assorbono 20.000 volte più ossigeno rispetto ad una coltivazione tradizionale.
Inoltre utilizziamo luci al led e ogni piattaforma è gestita in maniera indipendente dalle altre, come ciclo di luminosità ed irrigazione, quindi una sola persona può controllare più piante diverse comodamente e senza problemi.

La particolarità del nostro sistema è che nei nodi che collegano le varie piattaforme ci sono connessioni plug&play, che consentono di collegare qualunque tipo di sensore in maniera tale da poter personalizzare le proprie coltivazioni. Ogni componente può essere ricostituito, o ancor meglio personalizzato quando necessario, senza bisogno di cambiarlo completamente. L’utente ha sempre la possibilità di avere le ultime tecnologie disponibili per i sistemi in uso.
Questa nostra visione ci ha permesso di vincere, proprio da poco, un premio per il nostro approccio circolare, dove tutti i componenti funzionano ad incastro ed in caso di sostituzione futura o manutenzione, non c’è bisogno di buttare il prodotto.
Per quanto riguarda la gestione di questi strumenti, noi abbiamo sviluppato la nostra applicazione, che è proprio come un giochino, nel momento della coltivazione, questa scarica da internet i pattern di produzione in base al tipo di pianta da coltivare; poi chiaramente inseriremo la possibilità nel caso di regolarli manualmente per chi preferisse e volesse sperimentare.
Questo è essenzialmente il concetto: cerchiamo di costruire un prodotto che sia più facile da usare in assoluto.
L’applicazione in futuro avrà anche tutta una parte di learning e un aspetto social media in cui ogni utilizzatore potrà condividere i suoi parametri piuttosto che altro. L’idea è di poter fornire e costruire contenuto e materiale educational piuttosto che di engagement.
Cosa si intende per Urban Farming collaborativa?
È un po’ il concetto futuro di quello che ti dicevo. Appena raggiungeremo un certo livello di location che lavoreranno in una determinata zona, cercheremo di connettere tutti gli utenti per costruire una rete di condivisione e di e-commerce.
Riguardo te personalmente, hai sempre lavorato in ambito tecnologico? Qual è il tuo percorso personale?
Il mio percorso personale è un po’ misto. Un po’ di anni fa, mi sono laureato in triennale in Scienze gastronomiche, poi ho fatto un master in management della sostenibilità. Il mio interesse principale è sempre stato quello del foodtech. Il mondo delle startup mi ha sempre stimolato tantissimo.
Per quanto riguarda i miei colleghi posso dire che hanno un background sicuramente più tecnologico. Felipe si occupa soprattutto di design industriale, Arturo di meccatronica e automazione di sistemi e Milica dello sviluppo della parte software. Siamo 4 soci e lavoriamo in un ambiente molto internazionale, tutti i nostri collaboratori sono internazionali.

C’è qualcosa che vorresti aggiungere per concludere?
Saremo sempre più attivi in Italia e Svizzera nei prossimi mesi, ma non chiudiamo le porte nemmeno ad altri mercati, ci interessa più che altro capire dove può esserci più interesse per lo sviluppo di queste nuove tecnologie di urban farming e vertical farming.