Intervista a Simona: “La soddisfazione del produttore si raggiunge grazie alla forza del gruppo”
Ciao Simona e ciao a tutti, dove nasce la startup « L’alveare che dice sì »? Da dove viene l’idea e come mai questo nome?
Ciao Chiara! L’Alveare che dice Sì nasce a Torino alla fine del 2015. È Eugenio Sapora, il nostro CEO, a portarla in Italia: lui era diventato un acquirente de « La Ruche qui dit Oui! » in Francia. Si è talmente innamorato del modello da decidere di lasciare una carriera avviata lì in tutt’altro campo (lui è ingegnere aerospaziale), per diventare quello che definiamo un ‘cervello di ritorno’, fondando la nostra startup in Italia.

Il nome parla di come le persone, facendo rete, riescono insieme a diventare così forti da soddisfare le esigenze commerciali del piccolo produttore locale. Ogni produttore, infatti, per spostarsi dalla campagna e venire a consegnare da noi ha bisogno di un minimo d’ordine, che giustifichi il suo viaggio e la consegna. Se il gruppo è sufficientemente ampio, e ognuno dei membri compra secondo la propria necessità, insieme si riesce a raggiungere il minimo necessario al produttore. Quando questo si verifica, l’Alveare ha detto sì ai suoi prodotti, e lui arriverà a consegnarceli. Secondo questo modello il consumatore finale è quindi libero da obblighi di spesa, abbonamenti o minimi d’ordine, perché la soddisfazione del produttore si raggiunge grazie alla forza del gruppo, non al potere d’acquisto del singolo.
In che cosa consiste la vostra attività?
La nostra è una rete di gruppi d’acquisto. Attraverso il nostro portale www.alvearechedicesi.it chiunque può iscriversi a un Alveare e fare la spesa direttamente dai piccoli produttori del territorio. La spesa si fa online, e il ritiro avviene un giorno a settimana in un punto del quartiere che ospita la distribuzione. Qui, nello spazio di un’ora, di solito in orario tardo-pomeridiano, i produttori stessi vengono a consegnare la spesa ai membri dell’Alveare, ricreando così un piccolo mercatino effimero che diventa anche spazio e momento di condivisione e socialità.

Noi dell’Alveare Madre ci occupiamo di formare gli aspiranti gestori d’Alveare e di accompagnarli durante tutta la vita del loro Alveare, di assistere i produttori della nostra rete, della piattaforma, dell’assistenza clienti, del marketing e della comunicazione.
Come funziona l’apertura di un alveare? Quali sono le caratteristiche necessarie?
Chiunque può aprire un suo Alveare. Basta che abbia un po’ di tempo libero da investire e la passione per i buoni prodotti! Sul nostro sito c’è un questionario che chi vuole aprire un alveare deve compilare, per parlarci un po’ di sé e del suo progetto. Da lì noi prendiamo in carica la richiesta e accompagniamo l’aspirante Gestore d’Alveare fino all’apertura (e oltre!).
Perché un Alveare possa partire con le vendite bisognerà aver trovato un luogo per le distribuzioni, un parco produttori e aver radunato una comunità di almeno 150 persone interessate a fare la spesa all’Alveare. Una volta aperto, il Gestore percepirà, ogni settimana, un compenso pari al 10% delle vendite del suo Alveare. Non l’equivalente di un lavoro a tempo pieno quindi, ma un guadagno complementare che può diventare interessante.
Dove si trovano i vostri Alveari?
Abbiamo Alveari in tutto il Paese, con la concentrazione ad oggi più ampia in Piemonte e in Lombardia. Attualmente esistono 170 Alveari in Italia, tra attivi e in costruzione.
In che modo « l’Alveare che dice sì » si propone di sostenere l’agricoltura locale e la filiera corta?
Il sostegno alla filiera corta è il cuore del nostro progetto. L’obiettivo è infatti quello di permettere ai produttori locali, attraverso la nostra piattaforma, di commerciare direttamente i loro prodotti senza passare per rivenditori, grossisti o altri intermediari. Inoltre, chiediamo loro di presenziare alle distribuzioni, il che incentiva tantissimo l’agricoltore locale.

Come vengono commercializzati i prodotti? Come funzionano gli ordini e il ritiro?
Come ti dicevo il pagamento avviene online. Quando una nuova vendita viene aperta, gli iscritti all’Alveare ricevono una mail e possono iniziare a fare i loro acquisti. Lo spazio di vendita rimane aperto per 5 giorni. Alla chiusura, i produttori hanno un giorno per preparare gli ordini e, al settimo giorno, arriveranno in distribuzione a consegnare la spesa a chi ha acquistato.
Quali sono i valori alla base della vostra attività?
La filiera corta e il giusto riconoscimento del lavoro di chi produce. E poi l’attenzione alla stagionalità, alla genuinità e alla trasparenza. Chi aderisce a un Alveare lo fa perché vuole avere una conoscenza piena di cosa sta acquistando, da quando sfoglia il catalogo di un produttore a quando lo conosce personalmente, il giorno della distribuzione.
Quanti siete a lavorare all’Alveare che dice sì? Cosa più vi piace del vostro lavoro?
Ad oggi siamo in sei, tutti giovani (31 anni di età media), tutti provenienti da esperienze e studi diversi. Quello che ci accomuna tutti è la reale passione per quello che facciamo. Amiamo il buon cibo, ci piace incontrare i produttori, lavorare con loro, e in generale sapere che il nostro lavoro, anche se in piccolo, sta producendo un impatto positivo sulla società.
Un piccolo pensiero conclusivo? Obiettivi futuri?
Quello a cui ci piace pensare, come ti dicevo, sono le conseguenze positive di quello che facciamo. Al consumatore chiediamo di alimentarsi seguendo la stagionalità dei prodotti, e a clienti e produttori di ridurre il più possibile gli imballaggi e gli sprechi. C’è ancora molto da lavorare, ma ci sono già degli ottimi riscontri. Vedere il contadino che consegna al suo cliente una cassetta di legno o una shopper riutilizzabile e gli chiede di riportarla alla prossima spesa è davvero una grande soddisfazione.

Per il futuro ovviamente speriamo che la nostra rete cresca ancora di più, per diventare una alternativa alla Grande Distribuzione Organizzata accessibile davvero a tutti. E per far questo abbiamo bisogno che sempre più persone credano in noi, e che tante decidano di aprire un loro Alveare!