Intervista ad Angelica di Orto Capovolto: “La cosa che ci piace di più è vivere la città. Respirare il fermento e l’energia”
Ciao Angelica, potresti raccontarci come nasce Orto Capovolto?
Orto Capovolto, come spesso accade, nasce da una storia d’amore.
Angelica è un architetto, Giorgio un educatore ambientale: insieme immaginano una città più verde.
Nel 2013 Angelica propone a un cliente di realizzare un orto sul tetto della sua casa e così inizia ad appassionarsi all’agricoltura urbana. Giorgio è convinto che solo partendo dalle nuove generazioni si può immaginare un futuro più sostenibile.
Decidono quindi di aprire una Startup, con l’obiettivo di creare un orto diffuso a Palermo, per occuparsi tanto di progettazione e realizzazione di orti urbani, quanto di educazione ambientale e alimentare.

Dopo aver realizzato i primi orti domestici e i primi due orti nelle scuole della città, mettono insieme un gruppo di amici provenienti da professioni diverse ma tutti interessati all’AgriCultura quale mezzo di sostenibilità. Insieme fondano la cooperativa sociale “Orto Capovolto”.
Quali sono i principali servizi da voi offerti? Come è possibile usufruirne?
Orto Capovolto si occupa principalmente di:
- Progettazione e realizzazione orti urbani con orientamenti differenti
- Progetti di educazione ambientale e alimentare
- Progetti di rigenerazione urbana partecipata.
I nostri servizi si rivolgono in piccola parte ai privati con la realizzazione di orti sulle terrazze, sui tetti condominiali e in spazi condivisi ma soprattutto alla città con la realizzazione di orti didattici o con finalità sociali, così come i progetti.

Ma la cosa che riteniamo più importante sono i progetti di riqualificazione urbana. Questi progetti sono realizzati sempre in partnership con altre realtà, come associazioni e comitati di quartiere, attive in un determinato territorio. Attraverso questi progetti cerchiamo di coinvolgere un target che sia il più ampio possibile. È sommando gli spazi riqualificati e trasformati in orti urbani o giardini condivisi agli altri orti che realizziamo (come quelli scolastici ma anche quelli privati) che immaginiamo di creare un orto diffuso a Palermo.
Come mai la scelta dell’orticultura urbana? Quali sono i pregi?
L’orticultura urbana è un mezzo, uno strumento, attraverso il quale è possibile rendere una città più sostenibile a livello ambientale, economico e sociale. Partendo dai bambini, poi, si può provare a immaginare una nuova società più attenta al tema dell’ambiente e dell’alimentazione salutare.

Coltivare un orto in città non significa solo produrre la propria cena senza pesticidi. Significa anche e soprattutto, imparare l’importanza della biodiversità, la stagionalità dei prodotti e concetti chiave come il KilometroZero, la filiera corta e l’importanza di tutti gli elementi naturali.
Quali sono le differenti tipologie di orti urbani da voi realizzati?
Orti scolastici dentro gli spazi di pertinenza degli istituti e orti didattici all’interno delle sedi delle associazioni.
Orti aziendali che verranno poi coltivati dai lavoratori per passare un po’ di tempo all’aria aperta, risparmiando sulla spesa.
Orti terapeutici incentrati sul benessere dell’uomo, progettati su misura per fini riabilitavi, curativi e benefici.
Orti domestici in giardino, in balcone, sulle terrazze e sui tetti condominiali.
Orti e giardini condivisi, realizzati insieme alle comunità di persone che hanno voglia di coltivarlo.
Ho visto che a Orto Capovolto, curate molto anche l’aspetto didattico. Quali sono le principali attività didattiche proposte?
Dal primo anno di attività portiamo avanti un progetto all’interno degli istituti scolastici dal titolo Orto(in)Colto. Questi viene declinato in maniera differenza in base all’età degli studenti che vanno dalla classe terza fino ai 18 anni. Dalla realizzazione di un semenzaio con materiali di riciclo al trapianto, fino alla festa del raccolto dei prodotti, il progetto Orto(in)Colto prevede la realizzazione di un orto didattico “di classe” nel giardino della scuola.

OrtoColto invece è un progetto dedicato a chi ha già fatto la prima esperienza in orto e serve per approfondire l’educazione alimentare, insieme a una biologa nutrizionista.
Oltre a questi due progetti che hanno una durata annuale o semestrale, portiamo avanti diversi cicli di laboratori tematici dedicati al binomio orto e scienza, ad esempio, o al riciclo creativo.
Oltre alle attività destinate ai bambini e ragazzi, proponiamo anche diverse attività dedicate agli adulti come corsi di orticoltura e workshop di progettazione e autocostruzione di orti domestici, pareti vegetali, giardini commestibili.
C’è un’attività o un progetto che ti ha colpito particolarmente o ti sta a cuore, a cui vorresti accennare?
Sì… e riguarda una strada che diventa giardino.
È quello che è successo qualche mese fa nel Centro Storico di Palermo su iniziativa del Comitato Ballarò Significa Palermo. Tale iniziativa ha coinvolto Orto Capovolto e l’Università degli Studi di Palermo per realizzare un’infiorata in una strada in salita, la Salita Raffadali. È nato così “Su&Giù – un giardino PopUp”. Si tratta di un’installazione temporanea progettata insieme a Manfredi Leone, professore di architettura del Paesaggio. Il progetto doveva rimanere soltanto 4 settimane.

La mattina seguente la realizzazione però, i giornali di Palermo escono con la notizia “un miracolo nel centro storico di Palermo”. Abitanti e turisti cominciamo a fotografarla e sedersi sulle panchine ripensando il concetto di “strada”. Un giornale nazionale la pubblica a pagina intera come simbolo della stagione culturale di Palermo. Perché una strada non può essere un giardino?
Trascorse le 4 settimane la società civile ne chiede il mantenimento e la pedonalizzazione definitiva al Comune. Un gruppo composto da 4 residenti invece ne chiedono l’apertura, parte così una petizione che in poche ore raggiunge quasi 2.000 firme.
A questo punto, vi starete chiedendo, come è finita?
Ancora non è finita, potete firmare la petizione che invieremo al Comune il prossimo gennaio, seguendo questo link!
Riguardo te personalmente, hai sempre lavorato nell’orticultura. Qual è il tuo percorso personale?
No, non ho mai pensato di lavorare nell’orticoltura, e ancora oggi non mi sento di dire che lavoro “nell’orticultura”, anche se di fatto lo faccio.
Il mio lavoro continua ad essere l’architettura. Dal cucchiaio alla città, l’AgriCultura urbana resta un metodo di approccio, un mezzo. Orto Capovolto mi permette tanto di occuparmi della progettazione del verde commestibile quanto di vivere e contribuire al cambiamento della mia città tramite progetti di rigenerazione partecipata di spazi verdi.
Quanti siete a lavorare a Orto Capovolto? E cosa più vi piace di ciò che fate?
Al momento siamo in 6: un architetto, un Garden designer, due educatori infantili e/o ambientali, un biologo nutrizionista, un artigiano del verde. Sono però tantissime le figure che collaborano con noi nello sviluppo e la realizzazione dei progetti. La cosa che ci piace di più è vivere la città. Respirare il fermento e l’energia che si crea quando un gruppo di persone in due giorni riescono a trasformare uno spazio incolto in un nuovo spazio verde condiviso.